Lussemburgo, Mois Européen de la Fotographie, Istituto Italiano di Cultura, dal 13 al 31 maggio 2011, a cura di Isabella Sardo
Lussemburgo. Giorgio Cutini: fotografo italiano al Mois Européen de la Photographie L’Istituto Italiano di Cultura sarà uno dei partners che animeranno la quarta edizione del Mois Européen de la Photographie in Lussemburgo. Insieme ad altre Istituzioni culturali, musei, gallerie e spazii privati, ospiterà una delle tante mostre che pulluleranno per tutto il Granducato facendo conoscere i risultati migliori raggiunti dal genere della foto d’arte. A rappresentare l’Italia comparirà il fotografo Giorgio Cutini, chirurgo laparoscopico, che parallelamente alla sua professione da un trentennio a questa parte ha portato avanti un suo personalissimo ed apprezzato percorso artistico. Con l’esposizione che sarà ospitata in occasione del Mois Européen de la Photographie Cutini approda ad una ricerca visiva incentrata su una delle città più fotografate al mondo, in ambito italiano emblema del ‘pubblico’ per eccellenza: Roma. Lontanissima anni luce dalla Roma radiosa, trionfante, sorridente sotto un sole benedetto dagli dei pagani e dal Campidoglio a cui siamo abituati e a cui torniamo con rimpianto nei nostri sogni da emigrati, la Roma visitata in queste fotografie è una città fantasmatica e melanconica, appannata da una nebbia più interiore che meteorologica.
Giorgio Cutini, l’occhio dietro l’obiettivo che ha colto queste foto sbavate e quasi surreali, insiste, come già in passato, sulla scelta del bianco e nero che si fondono in un grigio di fondo; attraverso il variare impercettibile di mille grigi diversi prendono forma le sagome di una città amata e trasognata. Si tratta, ed è questo il grande fascino di questa raccolta fotografica, di una Roma che ha perduto la realtà dei suoi contorni, per diventare pura interiorizzazione: è una città metafisica, capitale del sogno. Non a caso possiamo leggere questa sequenza di foto proprio come leggeremmo un libro del ‘900, e questo libro ha almeno due precendenti, immediati ed illustri: il primo è Morte a Venezia di Thomas Mann, il secondo è Quaderni di Serafino Gubbio Operatore, di Luigi Pirandello.
Ovvero due opere che, in modo diverso e con forza non paragonabile, hanno proposto entrambe l’immagine di una città che è luogo-non luogo, confine fra vita e morte, fra essere e scomparire. La mostra propone una visione artistica basata su un ossimoro evidente: all’idea della fotografia quale appiglio per catturare e fermare il flusso del tempo se ne oppone una che ritrae un tempo già sgretolato, la dissoluzione quasi totale dell’immagine in quanto rappresentazione e la sostituzione di essa con un’immagine che è, essenzialmente, stato d’animo.
La mostra sarà inaugurata venerdì 13 maggio alle 19.00 presso la Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura (15, Rue Saint Ulric) e resterà aperta fino alla fine del mese di maggio. Un servizio-navetta collegherà l’Istituto con le altre sedi che ospitano le altre esposizioni fotografiche. Isabella Sardo