“Il canto degli inermi” (2005) Sequenza di 10 immagini
“A ripercorrere la sua produzione colpisce una caratteristica, vale a dire la sua capacità di mostrare come l’ordinario sia straordinario; infatti Cutini sa cogliere nell’ordinarietà delle cose ciò che esse celano di originale. Si potrebbe affermare (a voler usare il linguaggio di Heidegger) che a Cutini interessa non la dimensione “ontica”, quanto quella “ontologica”, nel senso che permette alle cose di rivelare, attraverso la loro variegata fenomenologia, la loro valenza metafisica. Così ciò che Cutini fissa col suo obiettivo viene riscattato dalla banalità della nostra frequentazione quotidiana e restituito alla sua condizione di autenticità, per cui quanto egli vuole esprimere con le sue immagini diventa oggetto (per usare una distinzione cara ad Agostino) non dell’uti ma del frui. Cosa non da poco in un tempo nel quale anche l’arte sembra voltare le spalle alla contemplazione. Proprio l’arte, invece, è luogo privilegiato per rinnovare (non ripetere) l’attitudine contemplativa propria dell’uomo, perché l’arte, oltre alla funzione estetica, ha pure una funzione noetica, dal momento che è un approccio conoscitivo alla realtà in termini veritativi seppure non logici, o, meglio, in termini di una logica che non è quella formale o trascendentale o simbolica, ma quella che potremmo dire “evocativa”, per cui, mentre rappresenta qualcosa, rinvia a qualcos’altro”. Giancarlo Galeazzi