Urbino, Casa natale di Raffaello, dal 2 al 31 luglio 2016, a cura di Galliano Crinella, testo critico di Gualtiero De Santi
“…Eppure, qualcosa che pertiene di volta in volta a un impromptu oppure a una sorta di allucinazione parrebbe anche in lui governare il processo di composizione dell’immagine secondo estetiche più elaborate. Una strada lungo la quale si è da tempo incamminato Giorgio Cutini, incline, si direbbe, a determinare con l’obiettivo forme variamente mutevoli, materiali e geometriche e insieme immateriali. I suoi paesaggi – ad es. quelli sospesi e impaurenti dei monti Sibillini – come le sue metropoli alla Lang e quei suoi squarci di interni, sono lì a raffigurare e registrare flussi ectoplasmatici, offrendo la sensazione di un’occulta e notturna stranezza, di un’inquietante fantasmatica.
Non vige nelle sue opere alcun atto di contemplazione, ma bensì una conoscenza, che vuol essere esistenziale e filosofica, affidata al processo di produzione di quelle stesse forme, attraverso un gesto che interviene manifestamente sulla potenzialità della materia inquadrata e prescelta. Ciò al fine di lasciar significare il vuoto, il nulla. O di distorcere, e infine rimuovere i tratti che la lingua della natura poteva aver pazientemente tessuto.
In una tale ottica la forma sa divenire traccia dell’informe: segno di una scomposizione della materia stessa in termini che ricordano quelli di certo cinema della crisi o di certa pittura tardo-moderna. Testimonianza di come la fotografia, raggiunto un proprio alto grado di effervescenza, riesca a gareggiare ad armi pari con le arti figurative e persino con le più conclamate iconografie della Modernità…”
Gualtiero De Santi