“Non ci sono confini nella luce” (2005) Sequenza di 10 immagini
“…Minor White dichiarava appunto che “l’equivalenza riguarda i fondamenti visibili di ogni esperienza visiva possibile”. E continuava col dire: “Quando una fotografia funziona come equivalente, essa agisce da simbolo o fa parte di una metafora per qualcosa che è al di la del soggetto fotografato”. Detto questo è chiaro che l’allusione è ai gruppi di foto di Cutini: “Non ci sono confini nella luce”, “Memorie di frammenti”, “I buchi del vento”, “Non frenare”, “Vertigini del movimento”, “Natura delle cose”. Tutti i lavori di Cutini perseguono l’equivalenza della leggerezza e del vuoto, è come se si dirigessero verso il territorio dell’incompiuto. Il rafforzativo dell’immagine di Cutini è presentare la direzione di un luogo che non c’è, affidarsi contemporaneamente alla dimensione equivalente del tratteggiato. Il lavoro di Cutini – per una domanda ultima sulla luce – appare fortemente condizionato da un’azione tautologica sulla storia della fotografia, ma anche sulla sua stessa natura. E’ come se Cutini, attraverso la luce cercasse l’essenza stessa della fotografia. Egli si avvicina ad alcune sensazioni di Minor White, per l’alta considerazione che la fotografia ha del ruolo artistico”. Gabriele Perretta